ROMA (mercoledì 29 gennaio 2025) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è indagata dalla Procura di Roma per favoreggiamento e peculato in relazione al rimpatrio di Osama Njeem Almasri, comandante della prigione libica di Mittiga.
di Silvia Cannas Simontacchi
La stessa premier ha dato notizia dell’indagine sui suoi canali social nel pomeriggio di martedì 28 gennaio, precisando che risultano indagati anche i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Secondo Meloni, l’indagine sarebbe partita da una denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, che ha descritto come un “ex politico di sinistra, vicino a Romano Prodi e noto per aver difeso pentiti di mafia come Buscetta e Brusca”. Tuttavia, in un’intervista al Corriere della Sera, Li Gotti ha replicato: “Io di sinistra? Ero missino, ora sono vicino al Pd”.
Meloni, parlando con i suoi collaboratori, ha definito l’indagine “gravissima, inaccettabile e senza precedenti”, sostenendo che metta a rischio “la tenuta del sistema e l’equilibrio dei poteri”. Nella sua denuncia, Li Gotti ha chiesto di far luce sulle decisioni che avrebbero favorito il comandante libico Almasri e sull’uso di un volo di Stato per prelevarlo da Torino e riportarlo in Libia.
L’inchiesta esplode alla vigilia dell’informativa al Senato dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri. Secondo fonti di governo, l’informativa potrebbe essere annullata, e i presidenti di Camera e Senato sarebbero già stati avvisati della situazione.
Nel frattempo, l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha chiarito che non è stato emesso un vero e proprio avviso di garanzia, bensì una “comunicazione di iscrizione” nel registro degli indagati, un atto dovuto in base alla legge costituzionale n. 1/1989. Tale norma impone alla Procura di trasmettere gli atti al Tribunale dei Ministri entro 15 giorni quando un’indagine coinvolge un membro del governo, notificando gli interessati affinché possano presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati.
Il Tribunale dei Ministri, composto da tre magistrati, avrà 90 giorni di tempo per decidere se archiviare il caso o chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere.
Il comandante libico Almasri era stato arrestato il 19 gennaio a Torino su segnalazione dell’Interpol, che agiva in base a un mandato della Corte penale internazionale dell’Aia per crimini di guerra e contro l’umanità. La Procura torinese aveva subito informato il Ministero della Giustizia, seguita il giorno successivo dalla Procura generale di Roma. Tuttavia, scadute le 48 ore di fermo consentite dalla legge e in assenza di una risposta ufficiale dal ministero, Almasri è stato rilasciato e contemporaneamente espulso per motivi di sicurezza nazionale.
La decisione ha innescato uno scontro tra la Corte penale internazionale e il governo italiano. Da un lato, l’Aia voleva arrestare e processare Almasri per accuse gravissime, tra cui torture e stupri ai danni di migranti. Dall’altro, il governo italiano ha optato per il rimpatrio con un volo di Stato, ritenendolo una minaccia per la sicurezza nazionale.
Tag: Esteri, Giorgia Meloni, politica, politica internazionale Last modified: Gennaio 29, 2025