SIENA (giovedì, 6 marzo 2025) – Aveva destato scalpore l’episodio avvenuto lo scorso luglio in un paese della Valdichiana. Un uomo, in evidente stato di ebbrezza, aveva raggiunto la moglie per strada mentre si recava al lavoro.
di Silvia Cannas Simontacchi
Dopo averla insultata con pesanti offese, era passato alle mani: prima l’aveva bloccata afferrandola per un braccio, poi le aveva sferrato un pugno in pieno volto. La violenza non si era fermata lì: erano seguiti schiaffi e un ulteriore pugno al fianco, fino a quando alcuni passanti erano intervenuti per sottrarre la donna all’aggressione.
Durante il violento sfogo, l’uomo aveva gridato frasi sconnesse, tra cui una che aveva particolarmente colpito: “Sono musulmano, è roba mia e ne faccio ciò che voglio. I denti gliel’ho pagati io”. Un’affermazione che aveva aggiunto ulteriore indignazione a una vicenda già drammatica.
L’aggressione era stata solo l’ultimo episodio di una lunga serie di maltrattamenti che i carabinieri, coordinati dalla Procura, avevano ricostruito. Nei confronti dell’uomo era stato disposto il divieto di avvicinamento alla famiglia, mentre lui aveva iniziato un percorso di disintossicazione dall’alcol e supporto psicologico. Il problema, secondo quanto emerso, era la totale perdita di controllo quando beveva, accompagnata da una gelosia ossessiva e dall’ostilità verso la famiglia d’origine della moglie. Non accettava il modo in cui si vestiva, né tantomeno il fatto che lavorasse.
Non era la prima volta che la raggiungeva sul posto di lavoro in preda ai fumi dell’alcol, tanto da costringerla, in passato, a cambiare impiego. Diversi gli episodi contestati all’uomo, un cittadino straniero residente da tempo in Valdichiana, che ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato.
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a due anni e due mesi, opponendosi alla revoca delle misure cautelari. Tuttavia, il giudice ha accolto la richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocato Marco De Bernardi, disponendo la fine del braccialetto elettronico e del divieto di avvicinamento. La sentenza: un anno e quattro mesi di reclusione con pena sospesa.
Tag: Cronaca, Siena, violenza di genere Last modified: Marzo 6, 2025