Siena (venerdì, 18 aprile 2025) – Colpo di scena nel processo per il rilascio illecito di 68 cittadinanze italiane a cittadini brasiliani. Questa mattina il Collegio del Tribunale di Ivrea ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalle difese degli imputati, decidendo di trasferire l’intero procedimento a Siena, dove si celebreranno le prossime fasi del processo.
Di Roberto Meloni
L’inchiesta, che ruota attorno alle pratiche di cittadinanza jure sanguinis gestite tra il 2018 e il 2019 dal Comune di Lauriano, in provincia di Torino, coinvolge ex amministratori, dipendenti comunali e intermediari legati a una società di consulenza per l’immigrazione, la “Rotunno – Immigration Solutions & Business”. Le accuse principali sono di falso ideologico e materiale, commesso da pubblico ufficiale (articoli 476 e 479 del codice penale), per aver attestato requisiti falsi nei riconoscimenti di cittadinanza italiana a soggetti brasiliani. Tra i principali imputati figurano Matilde Casa, ex sindaca di Lauriano, Barbara Anselmino, responsabile dell’Ufficio Anagrafe, e Giuseppe Marcucci, impiegato comunale. Secondo la Procura, i tre, in concorso con altri soggetti, avrebbero firmato e avallato documenti falsi per attestare la residenza e il diritto alla cittadinanza italiana dei richiedenti. Coinvolti anche alcuni intermediari brasiliani, tra cui Silvia Simoes Rotunno e Gabriela Rotunno Val De Sousa, accusati di aver orchestrato l’arrivo e il soggiorno temporaneo degli stranieri in Italia per facilitarne le pratiche. Il caso coinvolge inoltre alcuni nomi noti: tra i cittadini brasiliani che avrebbero ottenuto la cittadinanza con queste modalità figurano il calciatore dell’Arsenal Gabriel Martinelli, il compositore Diego José Ferrero e l’atleta della nazionale brasiliana di pallamano José Guilherme De Toledo. L’indagine, coordinata dalla pm Valentina Bossi, ha evidenziato un sistema ben strutturato: i cittadini brasiliani soggiornavano temporaneamente in un B&B di Lauriano gestito da Nilva Detti (anch’essa indagata), senza mai risiedervi effettivamente. Attraverso la collaborazione tra la società di intermediazione e gli impiegati comunali, si producevano certificazioni di residenza false che aprivano la strada alla cittadinanza. Secondo gli inquirenti, il compenso per ogni pratica variava tra i 1.500 e i 10.000 euro. Oltre alla falsificazione, vi sarebbero stati anche episodi di corruzione: la responsabile dell’anagrafe avrebbe ricevuto in regalo borse e oggetti preziosi, mentre alla sindaca sarebbe stata donata una stampante per la biblioteca del Comune. Con la decisione del Collegio di Ivrea, sarà il Tribunale di Siena a farsi carico del procedimento. La motivazione della decisione si basa sulla competenza territoriale legata a uno degli imputati, Marco Petrioli, residente ad Asciano (SI), dove sarebbero state firmate alcune delle cittadinanze contestate. Siena diventa così il nuovo epicentro giudiziario di un caso che ha acceso i riflettori su un fenomeno diffuso e delicato: l’abuso delle norme sullo ius sanguinis. Ancora da chiarire la posizione dei 68 cittadini brasiliani che hanno ottenuto la cittadinanza in modo illecito. La maggior parte di loro ha fatto ritorno in Brasile e non risiede più in Italia, rendendo difficile la notifica degli atti e complicando eventuali revoche o procedimenti penali a loro carico. Il caso delle “cittadinanze facili” resta uno dei più emblematici degli ultimi anni in tema di diritto di cittadinanza, e ora si prepara a entrare in una nuova fase, tutta senese.
Last modified: Aprile 18, 2025