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Da Siena a Milano: il risiko bancario MPS-Mediobanca tra ambizioni nazionali e timori locali

Siena (giovedì, 24 aprile 2025) — Un’operazione che scuote le fondamenta del sistema bancario italiano e che prende il via proprio da Siena. L’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca ha acceso i riflettori su un possibile riassetto del potere finanziario nazionale, generando al contempo aspettative e preoccupazioni nella città che da secoli identifica il proprio destino con quello della sua storica banca.

Di Roberto Meloni

Non si tratta di un’ordinaria manovra finanziaria, ma di una mossa ambiziosa e controversa: l’obiettivo dell’amministratore delegato di MPS, Luigi Lovaglio, è quello di superare definitivamente la fase del risanamento per creare, insieme a Mediobanca, un “terzo polo” bancario italiano, capace di competere con i giganti Intesa Sanpaolo e UniCredit. In quest’ottica, si mira a coniugare la radicata rete territoriale di MPS con le competenze avanzate di Mediobanca nei settori del private banking e dell’investment banking. Tuttavia, l’offerta non concordata ha generato una reazione immediata: il consiglio di amministrazione di Mediobanca l’ha rigettata, definendola distruttiva di valore e priva di visione industriale. Le preoccupazioni non sono solo tecniche ma strategiche: fuga di clienti, perdita di talenti e danno agli azionisti. L’appoggio del Governo italiano, che ha approvato l’aumento di capitale e rinunciato al golden power, dimostra la volontà politica di favorire un consolidamento del settore bancario sotto regia pubblica. Ma l’operazione solleva anche interrogativi più ampi sulla governance futura di Generali, di cui Mediobanca è primo azionista. Sullo sfondo si muovono figure chiave come Francesco Gaetano Caltagirone e la holding Delfin della famiglia Del Vecchio, attori capaci di influenzare l’esito della partita. Intanto, la Banca Centrale Europea osserva con attenzione: sì al consolidamento, ma solo se trasparente, coerente e sostenibile. Per Siena, il rischio è duplice. Da un lato, la possibilità di rilanciare il ruolo strategico di MPS e attrarre nuove risorse e competenze. Dall’altro, la paura di una marginalizzazione definitiva: la direzione strategica potrebbe spostarsi a Milano, con conseguenze sull’occupazione e sull’identità della sede storica. In gioco non c’è solo un piano industriale, ma il futuro del rapporto tra banca e territorio. E c’è un’altra dimensione da non sottovalutare: quella dell’economia reale. In un’Italia che fatica a crescere, un simile risiko bancario dovrebbe portare più credito alle piccole e medie imprese, non restringerlo. Perché è su queste imprese che poggia buona parte del PIL nazionale. Invece, senza una visione chiara e condivisa, si rischia una razionalizzazione dell’offerta che potrebbe tradursi in una contrazione degli investimenti e in una nuova recessione. La città di Siena, protagonista e osservatrice insieme, deve oggi interrogarsi sul proprio ruolo in questo nuovo scenario. Non basta attendere l’esito delle manovre dall’alto: è il momento di rivendicare una voce pubblica e seria nel dibattito. Perché la posta in gioco va oltre le azioni in Borsa: riguarda il futuro economico, occupazionale e identitario di un’intera comunità.

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Last modified: Aprile 24, 2025
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