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Dazi USA: tensioni interne e proteste scuotono l’amministrazione Trump

Estero (domenica, 6 aprile 2025) — L’annuncio da parte del presidente Donald Trump di una nuova ondata di dazi sulle importazioni sta generando un vero e proprio terremoto politico, economico e sociale, sia all’interno degli Stati Uniti che sul piano internazionale. Le tensioni sono ormai evidenti su più fronti, con il rischio di gravi ripercussioni sui mercati globali e all’interno della stessa amministrazione americana.

Di Roberto Meloni

In un messaggio diffuso sul suo social network Truth, Trump ha cercato di rassicurare la popolazione, invitando alla resistenza e alla fiducia: “Resistete, non sarà facile, ma vinceremo. Il risultato finale sarà storico”, ha scritto. Il presidente ha ribadito che la sua strategia commerciale sta già portando risultati tangibili, con oltre 5 trilioni di dollari di investimenti attivati e un ritorno significativo di aziende e posti di lavoro sul territorio statunitense.

Nonostante l’ottimismo ostentato dalla Casa Bianca, all’interno del governo crescono i segnali di frattura. Il segretario al Tesoro Scott Bessent, una figura chiave della politica economica americana, starebbe infatti valutando le dimissioni. Le indiscrezioni trapelate parlano di un forte disagio legato alla sua posizione in un momento così delicato. Bessent – secondo quanto riportato da Msnbc – ritiene che le decisioni sui dazi abbiano compromesso la sua credibilità e starebbe valutando un futuro ruolo alla Federal Reserve.

Anche nel Partito Repubblicano il clima è tutt’altro che sereno. Il senatore del Texas Ted Cruz ha espresso pubblicamente la sua preoccupazione, avvertendo che le elezioni di Midterm del 2026 potrebbero trasformarsi in un “bagno di sangue” per i repubblicani se le nuove politiche commerciali dovessero portare l’economia verso una recessione. Cruz teme che una guerra commerciale prolungata possa avere effetti devastanti sul piano occupazionale e produttivo.

Le conseguenze delle scelte di Trump si fanno sentire anche nelle strade: manifestazioni di protesta si sono svolte in tutti i 50 Stati. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza con lo slogan “Hands Off!”, per denunciare gli effetti negativi dei dazi su salari, risparmi e occupazione. È la prima vera ondata di protesta popolare dall’inizio del mandato presidenziale, segno di un malcontento sempre più diffuso.

Sul fronte internazionale, le reazioni non si sono fatte attendere. La Cina ha risposto con l’annuncio di contromisure tariffarie, accendendo i timori per una possibile escalation commerciale. A lanciare l’allarme è stata anche Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che ha definito “molto serie” le minacce alla stabilità economica globale. Georgieva ha invitato Stati Uniti e partner commerciali a trovare una via di dialogo prima che le tensioni degenerino ulteriormente.

La situazione, dunque, resta in bilico. La determinazione dell’amministrazione Trump a perseguire una linea dura sui dazi si scontra con una realtà complessa, fatta di opposizioni interne, proteste sociali e preoccupazioni globali. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se la strategia protezionista avrà l’effetto desiderato o se porterà a una nuova fase di instabilità economica internazionale.

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Last modified: Aprile 6, 2025
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