ROMA (venerdì 31 gennaio 2025) – Il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione sul caso Almasri paralizza il Parlamento. Le conferenze dei capigruppo hanno deciso di sospendere i lavori delle Aule fino alla prossima settimana, in attesa che il governo chiarisca se e con chi intenda riferire sulla vicenda.
di Silvia Cannas Simontacchi
Nel frattempo, la premier Giorgia Meloni tira dritto e sceglie Giulia Bongiorno come unico legale per sé e per i membri del governo coinvolti. Di buon mattino, ribadisce la linea già espressa nel video con cui ha annunciato di essere indagata: “Il nostro impegno per difendere l’Italia proseguirà con determinazione e senza esitazioni”. Nessun passo indietro, sottolinea, perché “quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, andiamo dritti per la nostra strada”. Poi si reca a Palazzo Chigi per un vertice di maggioranza sul dossier immigrazione.
Intanto, in Parlamento, le opposizioni hanno chiesto formalmente al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che il governo riferisca in Aula e, sin dall’inizio della seduta, danno battaglia sul regolamento per protestare contro il rinvio dell’informativa dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi. La guerriglia parlamentare rallenta i lavori: i deputati contestano il processo verbale e la seduta alla Camera procede a rilento. Anche in Senato il centrosinistra va all’attacco.
“Meloni deve dire la verità al Paese”, dichiara la segretaria del PD, Elly Schlein. “Abbiamo chiesto che venga in Aula e continueremo a insistere”. Dello stesso avviso Riccardo Magi di +Europa: “I ministri Salvini e Santanché hanno riferito in Parlamento anche su materie su cui erano indagati. È inaccettabile che ora il governo si rifiuti di farlo”. Giuseppe Conte rincara la dose con una diretta social: “Sapete quante volte sono stato denunciato nel periodo Covid, mentre lavoravo giorno e notte per proteggere il Paese? Ho mai fatto video contro la magistratura? Mai”.
Nel frattempo, in Transatlantico circola l’ipotesi che l’informativa sul caso possa essere affidata al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. La proposta viene avanzata nella conferenza dei capigruppo dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, ma le opposizioni si dichiarano fermamente contrarie e restano ferme sulla loro richiesta: deve essere la stessa premier a informare il Parlamento. La prossima data chiave è martedì prossimo, quando torneranno a riunirsi le conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama.
“Il governo non scappa dal confronto con il Parlamento”, assicura il ministro Ciriani, spiegando che serve “solo qualche giorno di tempo” per decidere se saranno Nordio e Piantedosi a riferire, “e questo vale ancora di più per la premier”.
Ma l’opposizione non arretra e rilancia: un’informativa c’è già stata, ma è arrivata da chi ha subito sulla propria pelle le violenze di Almasri. Nella sala conferenze di Montecitorio, su iniziativa delle opposizioni, tre attivisti di Refugees in Libya – David Yambio, Lam Magok e Mahamat Daou – hanno raccontato le torture e i maltrattamenti subiti nei centri di detenzione libici di Mitiga e Ain Zara. In prima fila ad ascoltarli, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Maria Elena Boschi e Vittoria Baldino.
Tag: Giorgia Meloni, Italia, politica Last modified: Gennaio 31, 2025