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Siena tra le città più care d’Italia: la CGIL lancia l’allarme e chiede un nuovo modello di sviluppo

Siena (venerdì, 18 aprile 2025) — Siena si conferma, per il terzo anno consecutivo, tra le città più care d’Italia, registrando il primato nazionale per inflazione con un tasso del 3%. A sottolinearlo è la Segretaria Generale della CGIL di Siena, Alice D’Ercole, che con una nota accorata lancia l’allarme sul progressivo impoverimento del territorio e chiede un deciso cambio di passo da parte delle istituzioni.

Di Roberto Meloni

“È un primato che si innesta su un contesto nazionale già segnato da un generale impoverimento dei redditi da lavoro e da pensione – scrive D’Ercole –. I salari reali sono calati del 10% in pochi anni e oggi il costo della vita a Siena è di 765 euro superiore alla media nazionale. Un dato allarmante che compromette il diritto all’abitare, con gli affitti che assorbono oltre un terzo del reddito medio, e nel capoluogo arrivano quasi alla metà”. La situazione occupazionale, secondo quanto riportato dalla CGIL, è altrettanto critica: in meno di un anno sarebbero stati cancellati 1.200 posti di lavoro, l’8% dei lavoratori dipendenti vive grazie agli ammortizzatori sociali e il 92% dei nuovi contratti è di natura precaria. Le buste paga, intanto, risultano mediamente più leggere di tre euro rispetto alla media italiana. Questo contesto, secondo il sindacato, rischia di minare le fondamenta socio-economiche del territorio, già segnato da un costante calo demografico – quasi 2.100 abitanti persi ogni anno – e da un crescente squilibrio tra popolazione attiva e inattiva. A ciò si aggiunge una dinamica turistica sempre più improntata al “mordi e fuggi”, che impedisce di generare valore duraturo per la comunità locale. “Un territorio in cui si è poveri pur lavorando – afferma la segretaria – non può permettersi un incremento incontrollato del costo della vita. Il rischio è quello di vedere trasformata la crisi produttiva e occupazionale, già diffusa dall’Amiata alla Valdelsa, in un declino irreversibile”. Da qui l’appello della CGIL alle istituzioni, affinché il rilancio e lo sviluppo del territorio diventino una priorità concreta e non solo dichiarata. Tra le misure auspicate: la regolazione del fenomeno degli affitti brevi, che sta compromettendo l’accesso alla casa per molti cittadini; investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali; una politica industriale che favorisca l’innovazione e la transizione digitale ed ecologica, in particolare nei settori più esposti agli effetti dei dazi internazionali. Ma al centro dell’azione politica, secondo la CGIL, deve tornare il lavoro stabile, sicuro e dignitoso. “Occorre incentivare un’occupazione che non scarichi il rischio d’impresa sui lavoratori, che non licenzi alla prima difficoltà di mercato, che garantisca diritti e salari decorosi”. La segretaria D’Ercole conclude ricordando la scadenza referendaria dell’8 e 9 giugno, promossa dalla stessa CGIL, sottolineando come i quesiti sul lavoro e sulla cittadinanza rappresentino un’occasione fondamentale per costruire un nuovo modello di sviluppo, in grado di restituire dignità, sicurezza e stabilità al mondo del lavoro. “Votare sì – afferma – è un atto di responsabilità verso il presente e il futuro di questo territorio”.

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Last modified: Aprile 18, 2025
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